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Domenica, 22 Gennaio 2017 11:51

Lombalgia: cause e rimedi per il mal di schiena

                                                                   Lombalgia Cronica: ecco la causa

 

Nei paesi industrializzati il mal di schiena lombare cronico  è una patologia molto frequente nella popolazione ed il suo trattamento comporta enormi costi per la società. Insieme alle malattie da raffreddore, il mal di schiena è la ragione più comune di visita al medico di base.

I dolori lombari inoltre costituiscono una delle principali cause di assenza dal lavoro e di richieste di visite specialistiche, indagini diagnostiche interventi vari, con conseguenti costi sanitari altissimi. Negli Stati Uniti sono state stimate cifre che si aggirano intorno ai  50 milioni di dollari l’anno .

Studi scientifici hanno riconosciuto la validità della valutazione e del  trattamento osteopatico anche in presenza di dolore lombare cronico che, soprattutto  se effettuato entro il primo mese dall’insorgenza del sintomo, restituisce al paziente il proprio equilibrio muscolo scheletrico, evitando interventi ed esami inutili oltre che onerosi .

Non sono esenti da questa patologia neanche gli atleti, sebbene diverse siano le cause e conseguentemente i trattamenti rispetto alla popolazione normale.

 

 

Allora cosa possiamo fare?

L’iter da seguire è piuttosto soggettivo e necessita di una attenta anamnesi che consentirà al professionista di indirizzare correttamente il paziente verso la strada più vantaggiosa possibile.

Durante la prima visita verrà valutata la necessità o meno di effettuare indagini strumentali e saranno eseguiti tutti i test necessari ad inquadrare il motivo di consulto del paziente.

Sempre più spesso, per quanto riguarda la lombalgia cronica, la causa della sintomatologia è data dalla tensione della radice del mesentere.

Trattare questa struttura consente all’organismo di riappropriarsi del proprio equilibrio e far letteralmente scomparire il dolore.

 

 

Ma che cosa è la radice del mesentere?

È una lamina sierosa che si presenta come un ampio ventaglio ripiegato che s’inserisce sull’ intestino tenue e si estende dall’ angolo duodeno digiunale alla valvola ileo ciecale. Costituisce la parte fissa solidamente attaccata alla parete addominale posteriore, soprattutto nella sua parte media. Possiamo immaginarla come una linea obliqua orientata in basso e a destra. Topograficamente la radice si proietta sulla trasversa sx di L2, passando davanti al corpo di L 3 per arrivare alla trasversa dx di L5 e spesso sacro iliaca di dx. Tali riferimenti vertebrali sono ovviamente proiezioni date dal sito del viscere e dall’ interposizione di ltre strutture presenti in loco che “collegano” la radice alla colonna vertebrale. E’ il loro rapporto di intermediazione con la radice del mesentere che provoca ripercussioni a livello lombare. Poggiandosi sulla quarta porzione duodenale essa passa sopra l’aorta addominale, la vena cava, i vasi linfatici primitivi. Al suo interno è attraversato da arterie e vene mesenteriche, para e ortosimpatico intestinale e pacchetto linfonodale che è deputato         all’ assorbimento intestinale. La radice avrà inoltre dei rapporti con la parte alta della catena lombare sinistra e con quella bassa di quella destra.

In caso di tensione questa radice farà ruotare il tratto lombare e fissare l’articolazione sacro-iliaca destra. E’ una dimostrazione di routine nelle classi di Manipolazione Viscerale Osteopatica  liberare la radice del mesentere dopo aver sistemato il tratto lombare,  la posizione del sacro e la loro mobilità.                      

                               

 

 

 

 Come è possibile che agendo a livello viscerale ci sia una risposta a livello strutturale lombare?

La disfunzione osteopatica è una restrizione di mobilità, cioè una riduzione della mobilità di un elemento corporeo; essa  può dipendere da fattori di diversa natura: fattori traumatici, tossinici, viscerali, posturali, psico emotivi, alimentari.

Una restrizione di mobilità in una parte costringe il resto dell’organismo ad adattarvisi intorno, creando così compensi in altri distretti del corpo che spesso si traducono in sintomatologie più o meno gravi. La disfunzione viscerale non è altro che una perdita di mobilità che si viene a formare in un distretto specifico del viscere a causa di un cattivo scivolamento dell’organo con le strutture che lo circondano.

Questa situazione può verificarsi per  fattori intrinsechi nell’organo, interventi chirurgici, traumi diretti. Anche microtraumi perpetuati nel tempo però sono in grado di provocare disfunzioni osteopatiche viscerali.

Le Viscere hanno superfici scivolose e sono in comunicazione con la colonna vertebrale per interposizione di altre strutture. Ad ogni movimento del rachide corrisponde un riflesso sugli organi corrispondenti, provocando il movimento di questi ultimi. Tensioni a questo livello possono alterare o restringere questi movimenti e stressare gli organi e la loro funzionalità.

In altri termini l’organo in questione resterà fissato ad altre strutture e non potrà più muoversi liberamente. Ciò produrrà disturbi alla vascolarizzazione aumentando così il malfunzionamento dell’organo stesso.Considerato il fatto che i visceri siancorano alla parete addominale posteriore e sono quindi topograficamente in corrispondenza della colonna vertebrale, la loro immobilità porterà squilibri al rachide e per via riflessa ad altre zone del corpo non direttamente  connesse con esso.

Appare perciò chiara la dinamica che fa sì che una disfunzione osteopatica della radice del mesentere possa arrecare ripercussioni sul rachide lombare, scatenando così dolore cronico.

 

 

 

Claudia Dominijanni

Osteopata D.O.

Pubblicato in News Osteopatia Roma